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Mobility as a service, la rivoluzione digitale dei trasporti “open”

16 febbraio 2022

9 minuti di lettura

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Un’unica piattaforma per muoversi con tutti i mezzi pubblici integrati nel modo più smart. Parte la sfida Maas for Italy.

Mobility as a service

Mobility as a service, preparatevi a conoscere un modo tutto nuovo di viaggiare per la città. Interamente a portata di smartphone. Con questo nome, abbreviato nella sigla Maas, si indica l’innovativo progetto che punta a rendere il trasporto pubblico di nuova generazione completamente “open”. E finalmente senza pensieri.

Si esce di casa, si individua subito il servizio migliore per raggiungere la propria meta (bus, car sharing, bike sharing, taxi, eccetera) e si paga in base al consumo, senza soluzione di continuità. Come se dietro a qualsiasi servizio scelto, anche di aziende differenti, vi fosse un unico grande gestore.

Fantascienza? Mica tanto, se è vero che questo approccio al trasporto pubblico integrato e digitale è già una realtà consolidata in tantissime realtà nel mondo.

Già dal 2016, per esempio gli abitanti di Helsinki hanno a disposizione un’app per identificare il modo migliore per raggiungere le diverse località cittadine, mettendo assieme
tutti i servizi di trasporto offerti. A Gothenburg, in Germania, taxi e car sharing viaggiano già sullo stesso binario, con bonus agli utenti in caso di spostamenti sostenibili. E lo stesso processo è stato avviato in Quebec (Canada) dove alcune municipalizzate per il trasporto di linea hanno iniziato a proporre pacchetti che includono anche servizi di aziende diverse per il bike e car sharing.

Mobility as a service for Italy

E l’Italia? Anche qui il progetto Maas comincia a prendere forma, grazie al nuovo bando Mobility as a service for Italy. Si tratta di un punto strategico tra quelli inseriti nel Pnrr,
che quindi punta a utilizzare una parte delle risorse in arrivo dall’Europa proprio per ridisegnare la mobilità delle nostre città. Con un approccio quindi locale, ma su scala nazionale.

Attualmente siamo in fase progettuale. Il bando è stato chiuso a gennaio e ha raccolto la candidatura di 13 città italiane: Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia.

Di queste tredici ne saranno selezionate 3, con l’obiettivo di attivare altrettanti progetti pilota che una volta testati potranno essere replicati da qualsiasi nuova città interessata a sviluppare un nuovo concetto di mobilità sostenibile.

A seguire altri sette progetti saranno attivati in aree “follower”, con il supporto delle tre città leader e tramite cofinanziamento.

Maas, le sfide sono tante

Certamente stiamo parlando di un progetto ambizioso. Un progetto potenzialmente dall’entusiasmo unanime, dato che un po’ a tutte le latitudini di questo Paese si sente l’esigenza di rinnovare l’approccio al trasporto pubblico locale rendendolo il più possibile davvero a misura di utente. Per cui dal punto di vista della risposta del mercato, siamo certi che non ci vuole molto per conquistarsi la fiducia degli utilizzatori finali.

Altra questione naturalmente è quella che riguarda le tecnologie in gioco. Per cominciare serve banda, e tanta. I device devono essere connessi in qualsiasi punto della città. E questo vuol dire che c’è da accelerare ancora per portare connessioni di livello in tutte le aree ancora oggi di un grigio… sbiadito, almeno dal punto di vista della diffusione della fibra ottica FTTH.

Poi c’è tutta la partita della gestione dei dati e delle informazioni. Il Maas di atto si propone di intervenire come interfaccia, in grado di far dialogare attraverso un unico spazio sistemi di aziende completamente differenti.

Dietro a ogni scelta dell’utente ci sono dati da trattare e relativa privacy e metodi di pagamento da indirizzare a ciascun gestore coinvolto dalle singole transazioni. Ma anche orari e localizzazioni di mezzi da aggiornare in tempo reale.

Insomma, tra il dire e il fare c’è davvero un mare di innovazione da mettere in campo. Tenendo bene a mente una cosa: la naturale “diffidenza” dei cittadini nei confronti del sistema trasporti in generale si vince a una sola condizione: se la cosa funziona bene da subito. Per cui: vietato toppare.

Maas, i vantaggi

Tanto più che, in caso di successo, i benefici sono davvero in grado di generare un circolo virtuoso con ricadute positive che poi possono proseguire per inerzia.

Prima di tutto si semplifica la vita a chi già è abituato a ricorrere al trasporto pubblico locale. E questo può generare immediatamente un ampliamento del mercato, con nuovi “attori” interessati a entrare proponendo servizi non ancora attivi (bike sharing, car sharing, monopattini).

L’immediata conseguenza è una riduzione dei mezzi privati in transito per le città, con conseguente abbattimento dell’inquinamento atmosferico. Naturalmente questo non siamo noi a dirlo: secondo uno studio Juniper Research, entro il 2023 i servizi MaaS consentiranno ai cittadini di tutto il mondo di evitare più di 2,3 miliardi di viaggi su auto private. Addirittura si stima che entro il 2023 in Europa l’83% dei viaggi potrebbe essere in modalità Maas.

Sarà l’occasione per abbattere i costi?

Ci mettiamo il punto interrogativo, perché questa è più una speranza che una certezza. Secondo alcuni osservatori il sistema Mobility as a service potrebbe consentire anche una rimodulazione dei costi.

In che modo? Sempre grazie alla tecnologia. Gli operatori potrebbero infatti ottimizzare i propri servizi grazie alla mole di informazione di un modello basato proprio sull’interoperabilità.

E grazie alla condivisione degli strumenti digitali e a una gestione più efficiente del traffico in base agli orari, anche i servizi potrebbero essere offerti in modo modulare allineandosi realmente alle necessità degli utilizzatori.

Ma questo, come detto, è il vero grande auspicio. Anche perché probabilmente solo così si può pensare di vincere la sfida.

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